Dove eravamo rimasti? Ah già alla programmata distruzione dello stato sociale italiano. Ma cosa c’è di sbagliato? C’è che funzionava e tutti ce lo invidiavano: artigianato e piccoli commercianti, piccole aziende agricole, tutto ciò che era a conduzione familiare o poco più funzionava, e bene, perché innescava un’economia circolare territoriale e anche nazionale che dava lavoro e quindi ricchezza a milioni di italiani. Ma allora perché la politica (comprata già negli anni 80) ha fatto morire il piccolo artigianato e le piccole imprese commerciali e agricole che a dire dei maggiori capi politici delle altre nazioni europee, era da invidiare per il benessere che produceva alla maggioranza della popolazione italiana? Per un semplice motivo: il benessere relativo permette di non dover dipendere da nessuno e cioè da nessun politico. E già questo per chi voleva imporre il proprio pensiero e sviluppare un modello di società diverso da un’economia circolare, non poteva andare bene, e quindi la politica (quella comprata dai potenti) ha fatto morire il piccolo artigianato, il piccolo commerciante, il piccolo agricoltore e quant’altro. Ognuno di noi che ha più di sessant’anni può accorgersi quali sono state le prime cose palesi che andavano contro la piccola impresa. Io che ho 62 anni, mi ricordo molto bene quale è stata la prima volta che la politica ha attaccato le piccole imprese. Fu tra un mister Magoo, un Gustavo o meglio ancora con le comiche di Stanlio e Olio che anticipavano il telegiornale delle 13 che dava le prime notizie in TV. Si erano i tempi della Rai che trasmetteva il Tg alle 13 e fu mentre si mangiava attorno ad un tavolo, in famiglia, che sentii per la prima volta parlare delle quote latte. Praticamente già la pseudo Unione Europea imponeva determinati giri di affari (quote latte) altrimenti, se non raggiunte, dovevi smettere di fare il tuo lavoro: come tuo babbo, tuo nonno e bisnonno avevano sempre fatto. Ora l’Europa imponeva dei parametri e se tu piccolo non rientravi, vendevi la tua piccola azienda e ti dovevi cercare un lavoro da dipendente magari nella stessa azienda che aveva comprato la tua azienda. Allora, noi familiari davanti alla TV non capivamo che se passava questa imposizione europea voleva dire che prima o poi sarebbe successo anche ad altre piccole attività, altre piccole imprese come quelle di mio babbo e mia mamma, quelle di piccoli commercianti sia con un negozio sia facendo gli ambulanti, era il 1984. Un esempio tra i tanti che si possono fare.
Perché gli italiani hanno smesso di fare gli artigiani?
Per due motivi: il primo perché il governo aveva aumentato la tassazione e brutalmente (nel giro di poco tempo) un adeguamento dell’ambiente di lavoro, che era giusto, ma che ha provocato la mancanza di disponibilità finanziaria per attuarlo. Al contrario ci fu l’arrivo di colonie di cinesi (a Firenze si parla di 50.000 arrivi negli anni fine e inizio 90) che prelevavano le attività degli italiani senza avere l’obbligo fiscale e di sicurezza che, come dicevamo prima, avevano fino a poco tempo prima gli artigiani italiani.
Secondo esempio molto più facile da comprendere per chiunque è il motivo per il quale piccoli negozi hanno chiuso dal 90 oggi. Sono scomparse milioni di piccole attività in primis le attività familiari di negozi alimentari poi le altre attività di generi vari, perché l’avvento dei grossi centri commerciali prima a livello alimentare poi di generi vari a prodotto il più grande declino del ceto medio, dell’impresa famigliare. Tutta la politica dagli anni 90 in poi ha dato tutto alle grandi multinazionali vantaggi economici e vantaggi legislativi come per esempio la liberalizzazione delle licenze non più contingentate ma libere tante quante ne erano richieste; con la conseguenza di permette l’apertura senza vincoli a centinaia, migliaia di centri commerciali in tutta Italia. Ma, a tutto questo, un “estraneo”, dopo aver letto o ascoltato, gli potrebbe venire in mente questa domanda: “Ma i sindacati?” Beh questa è un’altra storia che comporta un’altra puntata. #gioiaemiliaromagna