Siamo in guerra da 40 anni e più. La guerra distrugge con armi bombe e quant’altro. Infatti la guerra di cui parlo io non è quella fatta con le armi ma quella fatta con le leggi: il potere di cui fa le leggi.

Fare leggi apposta per distruggere parti della società economiche italiana.

Di cosa parlo? Sono quarant’anni che i nostri governi sottostanno ai voleri delle multinazionali che sono società piene di soldi e che proprio per questo influenzano a loro favore i governi. Se guardiamo cosa è successo in questi ultimi quarant’anni in Italia ci accorgiamo che, volontariamente, è stato distrutto uno stato sociale ed economico che tutto il mondo ci invidiava. Eravamo una moltitudine di imprese familiari: artigiani, commercianti, edili, falegnami, idraulici, agricoltori, meccanici, ambulanti, allevatori, albergatori, ristoratori, piccoli alimentari e quant’altro. L’Italia, grazie alla sua morfologia territoriale: tante coste, tante montagne, tanti laghi, tanta storia con musei, monumenti, siti archeologici e tanto altro, ha sviluppato una capacità imprenditoriale familiare che la resa invidiata da tutti. Tra questi invidiosi purtroppo c’è la categoria delle multinazionali, che capendo il giro d’affari globali che queste imprese familiari italiane facevano, hanno fatto di tutto per distruggerle e prenderne il loro posto. Vi ricordate negli anni 90 le quote latte? Molte imprese familiari per colpa delle nuove leggi hanno dovuto smettere di produrre latte e vendere la propria quota lattea al più grosso produttore di latte.

Una picconata importante negli anni successivi fu data al nostro artigianato piccolo-medio. Tante piccole medie imprese artigianali italiane furono costrette a chiudere propria a causa di “leggi” sempre più opprimenti da non lasciare possibilità lavorative. Nello stesso tempo migliaia di piccole imprese familiari che gestivano i piccoli medie negozi alimentari di vicinato hanno dovuto chiudere per colpa dell’apertura di molteplici ipermercati alimentari. Qualche anno dopo è toccato ai piccoli commercianti a quelli che vendevano nei piccoli negozi di 30 40 m² i vari manufatti. Gli italiani artigiani non c’erano più, sostituiti da legioni di cinesi che avevano preso il loro posto i quali hanno potuto lavorare senza regole nella sporcizia, nell’evasione e nella non sicurezza.

In concomitanza a tutto questo sono stati aperti migliaia di ipermercati uccidendo tutto il commercio non alimentare di vicinato. Non per niente tutte le nostre città si sono desertificato il 60% dei locali è chiuso e i cartelli affittasi si invecchiano a causa del fatto che sono anni che rimangono attaccati alla saracinesca.

Ecco perché dico che dietro a tutto questo c’è stato un progetto politico e di chi, se no, delle multinazionali appoggiate anche dalle maggiori banche che influenzavano a soldoni i nostri politici.

Siamo diventati l’Italia che tutti ci invidiavano grazie alla nostra creatività e libertà di iniziativa. Ora non ce l’abbiamo più. Le multinazionali stanno prendendo, anzi hanno già preso, rubato il nostro lavoro la nostra libertà di inizia. Una delle ricchezze della nostra Italia e di noi italiani. Ormai non possiamo più tornare indietro ci hanno fatto fare come la rana nella pentola tiepida, all’inizio, e poi man mano sempre più calda fino a che è stata bollita. Sono riusciti a distruggere la piccola impresa familiare quella che aveva in sé benessere ma creava anche benessere. Purtroppo c’è anche un’altra considerazione da fare che con la distruzione del ceto medio, delle piccole imprese familiari, hanno tenuto un’altra cosa importante i poteri forti: di renderci non più autosufficienti come lo eravamo prima e quindi, di conseguenza, siamo diventati ricattabili. Non so cosa deve succedere per far tornare il potere al popolo. Una cosa però è certa non andrò a votare per queste Europa dei potenti: delle multinazionali e delle banche.    Firmato il mascalcino