NON SEMPRE E’ QUELLO CHE SEMBRA
Non era mai bello dover andare con babbo e mamma a trovare i loro amici in campagna. Non avevano figli e io non sapevo mai cosa fare. A volte giravo per i campi vicino alla loro casa. Sperando di incontrare qualche animale selvatico. Mi piaceva vedere le lepri, i fagiani, i merli, i passerotti. L’unica cosa che non volevo incontrare erano le bisce. Quelle mi facevano un po’ schifo e un po’ paura. Gli amici dei miei genitori avevano anche un cagnolino di nome Lino, era piccolo e io non capivo perché vivendo in campagna non si erano presi un cane lupo, a me piacciono tanto. Non è che non mi piaceva Lino, ma l’unica cosa che si poteva fare con lui, era farsi mordicchiare i pantaloni e le scarpe e dopo un po’ mi stufavo e andavo giù per i campi. Un giorno non trovando niente di bello da fare mi sono diretto sull’argine del fiume. Il fiume aveva un argine rialzato, una specie di montagna. Era stata fatta, quella specie di montagna , per evitare che il fiume, quando piove tanto , possa allagare le campagne e le case. Non avevo intenzione di “scalare “quella montagna , se fossi caduto dall’altra parte, sarei finito in acqua e allora poi vallo a spiegare ai miei genitori. Sarebbero state lunghe punizioni e io non volevo averle. Ma ad un certo punto passeggiando sotto l’argine (una montagna per me) ho visto una palla , proprio in cima. Era lassù , ferma, immobile e soprattutto di nessuno ; sì perché in giro non c’era nessuno e diversamente si sarebbero dovuti sentire qualche grida , con una palla di sicuro. Ma come fare? I miei genitori non volevano che io salissi sull’argine, ho capito, ma lì a 20 m ,salendo , anche se la salita era un po’ ripida, c’è una palla. Se la potessi raggiungere e prenderla direi miei genitori che l’ho trovata. Mica potevano dire che non è vero. Ho pensato che bastava arrivare quasi in cima e poi dare una manata e farla scivolare giù. Così facendo non avrei rischiato di finire ,rotolando ,in acqua. Bene, cominciai la salita, cercando di non sporcarmi troppo le scarpe e le ginocchia, cioè i calzoni all’altezza delle ginocchia. Stavo salendo a carponi, mani avanti e ginocchia dietro per non rischiare di scivolare giù. Mentre salivo aumentava sempre più la preoccupazione perché vedevo sia le scarpe sia calzoni sporcarsi di erba e fango. Ma ormai ero a metà della salita e la palla la vedevo sempre più vicina. Con un po’ di fatica e preoccupazione mi stavo avvicinando sempre di più, ero a 5 m e poi la palla sarebbe stata mia. 4 metri, 3 metri, 2 metri,1 metro , ancora un passo e con una manata l’avrei fatta scivolare giù. Eccomi . Ci sono, prendo le misure, ci arrivo allora faccio un bel sospiro e un due e tre la mia mano parte con una bella forza e colpisce la palla. Ma con gli occhi grandi e stupiti vedo che la palla è sgonfia ma con più grande stupore sento un grido: “Aia Aia” ripetuto. Mi viene un po’ di paura, allora mi abbasso e mi chino sul terreno, dopodiché vedo un uomo che si alza in cima alla montagna, all’argine e mi guarda stupito. Allora presi coraggio e prima che lui dicesse qualcosa gli dissi: scusi signor pescatore ho scambiato il suo cappello per una palla e così le ho dato una manata per tirarla giù. Le giuro che non credevo fosse il suo cappello. Il pescatore allora si mise a ridere a crepapelle per quello che gli era successo e mi tranquillizzò non ce l’aveva con me. Anzi mi disse guardando il suo cappello: non ti preoccupare non mi hai fatto niente mi sono addormentato visto che non si piglia un pesce. Poi aggiunse: un po’ è anche colpa mia che ho comprato un cappello che assomiglia ad una palla.E così tornai a casa degli amici dei miei genitori,un po’ divertito è un po’ preoccupato. Cosa gli racconterò ai miei genitori? Dirò che sono cascato dentro il fosso, mi prenderò una bella sgridata ma poi più niente, niente punizioni. Certo una cosa l’ho capita: non sempre è quello che sembra .
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(Proprietà intellettuale di Marco Mazzuoli)