Da giovedì 24 a domenica 27 giugno la fiera di San Giovanni quest’anno tornerà a riempire le vie e  le piazze del centro Storico. Torneranno così le bancarelle degli ambulanti fieristi che in questo   anno di Covid li ha visti fermi per quasi 15 mesi. Lavanda, aglio e fischietti vi aspettano….
Cenni storici e fotografie tratti dal libro di Paola Giovannini “SAGRE, FIERE E MERCATI NELLA ROMAGNA DI FINE NOVECENTO” .
San Giovanni Battista è il patrono della città. La festa cade il 24 giugno. Come si sia introdotto a Cesena l’uso di commemorare il patrono mediante una grande fiera di giocattoli, le cronache i documenti locali non dicono molto. Al Battista furono dedicate la prima Chiesa cesenate e l’antica Cattedrale che sorgeva sul monte Sterlino. Oggi l’immagine del Santo si venera al Duomo in un bell’altare del Rinascimento scolpito dal Bregno. Non si sa con certezza la data di inizio della fiera. Forse, come scrive qualche cronista, risale al trecento e sarebbe dovuta ad esuli fiorentini venuti a stabilirsi nella nostra città. Una notizia sulla fiera di San Giovanni ce la offre il cesenate Cornelio Guasconi in un suo poemetto del 1526: “Nel giorno poi di San Giovanni Battista/ fossi una gran fiera per tre giorni”. Se la fiera durava tre giorni doveva essere conosciuta e frequentata anche dagli abitanti dei paesi vicini e godere perciò di una certa considerazione. Sappiamo, e l’ informazione ci giunge da Giuliano Fantaguzzi, che il 24 giugno 1503 al cospetto del presidente e dei dottori della Rota, ci furono delle rappresentazioni di carattere sacro e storico in onore di Cesare Borgia. Vari carri, con mascherate mitologiche, sacre e profane, si succedettero per parecchie ore. Lo spettacolo a detta del cronista, commosso gli intervenuti. Dagli statuti della città di Cesena, si apprende come in quella giornata avesse luogo anche una corsa di cavalli, appartenente a cesenati o forestieri, privi di fantino. I cavalli erano ornati in vario modo e gli spettatori, sotto pena dell’arresto immediato, non potevano percuoterli o impedirli nella loro corsa. Il Guasconi nel suo poemetto fa riferimento anche un ballo di contadini che venivano poi premiati dagli abitanti della città. I contadini erano presenti al alla festa in gran numero. Venivano in città molto presto e lasciavano ai commercianti frutti, cipolla, rosmarino e lavanda. La lavanda ci riporta all’antica festa dell’acqua lustrale e del battesimo pagano, alla “magica notte di San Giovanni”. La grande festa del solstizio d’estate chiude il ciclo ascendente del sole, e insieme, un ciclo agrario. In questa notte le streghe celebrano il sabba; la rugiada che piove dal cielo ha il potere di curare purificare, monda dalla rogna e preserva i panni dei tarli. Tutti comprano la profumata lavanda.    

 Dalle pagine de “Il Cittadino” Nazzareno Trovanelli ci informa sui giocattoli che costituivano la novità della fiera, intorno al 1865: “Vecchi soldati di Napoleone battenti il tamburo, impettiti dragoni papalini, spaventapasseri, le bambole alzanti gli occhi inebetiti, i pagliacci snodati, funamboli avvolgentesi  ad un breve legno, maghi scattanti fuori improvvisi e terribili da un vaso di fiori, carrozzelle semoventi, cavallini, asini, pecore accennanti del capo ed emettenti qualche verso:”. “E’ naturale-diceva-  che una tale periodica occasione eccitasse la fantasia dei fanciulli come il più straordinario degli avvenimenti.

 

Su ”Lo Specchio” uno dei primi giornali apparsi a Cesena, troviamo una viva descrizione della festa di San Giovanni sul finire dell’Ottocento. “Sentite! I bambini danno nelle loro trombette di legno, o fanno suonare le note acute, stonate dei fischietti: i merciaioli gridano a squarciagola il buon mercato: le ruote dei biroccini, correndo sopra il suono in ineguale stridono sotto il peso di un fattore panciuto: là il sensale, che, stringendo ermeticamente le destre dei contraenti, grida: E’ fatta! qua il ciarlatano che dà uno squillo di tromba: chi va  provando se il cagnolino di gomma elastica abbaia ancora: chi ride e chi schiamazza; chi urla e chi impreca. E’ un finimondo. Garofani e spighette fan pregna l’atmosfera dei loro soavi profumi. Ogni fioraia ne ha colmo il cestino; ne ha piene le mani ogni villanella. Le signore e le signorine accorrono tutte; e con la loro amabile presenza rendono gradita e brillante la fiera.                                                            

Finiamo con la poesia di Bruchin che ci immerge nel chiassoso mondo della sagra popolare

L’è festa, l’è fira / La Zenta la zira! / E mez dla cuntreda / L’è un’onda caicheda! /  Scarani e banchet, / fis-cin e trumbet, / carioli e carozi, / raghez e bambozi, / calzeti e calzun, / paloti e palun!./ Tistini c’al frola, / burdel ch’is trastolla, /  dininz e dindria, / is monta ant i pia,  / tot oman, tot doni /  fra l’ai e al culoni! / Madona ach malan / La Fira ad S. Zvan!….

 

Il mercato ambulante di Cesena vi aspetta tutti i mercoledì e sabato mattina ??❤️ Sabina No Smoking? Si Bijou ! I dettagli che fanno la differenza