Sono solo canzonette. È vero mica tanto. Mica tutte sono canzonette e poi anche nei testi delle canzonette si può scorgere un significato, un valore dato a qualcosa che, ad ascoltarli in un primo momento, può non essere notato capito. I testi delle canzoni hanno la stessa potenzialità dei film. Sono messaggi che arrivano nelle nostre teste sia che guardi Pierino che è un film impegnato. Perché dico questo! Perché mi sono soffermata su il testo di una canzone del 1958 cantata da Domenico Modugno, si intitola: Mariti in città. È un contesto a forte significato maschilista a parer mio, ma bisogna ascoltarla. Su YouTube lo si può fare in poco tempo. È una storia d’agosto nel caldo infernale e per tutti insopportabile nella città. Negli anni 60 le mogli partivano con due tre figli il povero marito (viene così definito nella canzone) rimane a casa incustodito. Ecco! povero e incustodito sono i due aggettivi che aiutano gli ascoltatori a sopportare di accettare i bollenti spiriti del marito verso la cameriera. La cameriera, chissà come può permetterselo, ma siamo dentro un testo di una canzone, sta sul balcone a canticchiare in sottoveste. Si aggiunge a povero, incustodito, la parola sottoveste che a quei tempi bastava già ad agitare l’animo.

L’obiettivo è sempre quello: giustificare la tentazione del marito (peccaminosa sì ma forse perdonabile nell’intenzione dell’autore?) di voler fare una scappatella con la cameriera. Ricominciamo con le mogli sono al mare o ai monti a divertirsi con tutta la prole? (divertirsi? Siamo sicuri?). Infine il passaggio risolutivo che finalmente ti dà la possibilità di tradire la moglie con una scappatella temporanea ed è quando nel testo appare un altro aggettivo “abbandonato” E si! Nella storia di questa canzone il marito si sente abbandonato e quindi ha (avrebbe) tutto il diritto nel commettere questa scappatella; che, dice infine il testo non durerà. il marito non vuole lasciare la moglie e i figli ma fare solo una scappatella. E qui incomincia il buonismo del lieto fine ma non prima che il marito spieghi che deve raccontare un sacco di balle alla cameriera per convincerla. E se noi sentiamo la parola “balle” ci rincuoriamo. E dentro di noi pensiamo il matrimonio è salvo… Anche perché alla fine, dice il testo, che proprio quando doveva succedere torna la moglie dalla vacanza con i figli. Scappatella all’inizio del testo e balle alla fine mettono a posto l’immoralità e il maschilismo che questa canzone ha espresso dall’inizio alla fine. Almeno per la società di quel tempo non certo per quella di oggi.