I tg della 25esima ora quello che gli altri non dicono…Tg su suolo pubblico n 5 del 2023.

In questo ultimo periodo c’è stato da parte della politica italiana il tentativo di ottenere cambiamenti epocali della società. A volte evidenti e chiari come il tentativo di cambiare la nostra costituzione, e altri subdoli come per esempio per i vaccini dove non abbiamo avuto modo di ragionarci, di capire il perché e il per come bisognasse farli tutti obbligatoriamente. Ci sono stati e ci saranno altri cambiamenti subdoli, nascosti in questa realtà politica. Quello per il quale voglio parlare oggi riguarda il commercio in generale. Da una situazione che negli ultimi anni è successa a Cesenatico, città dove vivo io. Siamo una cittadina di quasi 26.000 abitanti su un’area di 45 km² quadrati.  Escluso il periodo estivo che naturalmente la popolazione aumenta. Ma di questi turisti solo una piccola parte ha bisogno di grossi magazzini, perché soggiornano in hotel. Il paradosso è che in circa 1 km², poco più, ci sono sette grossi magazzini specializzati prevalentemente per la vendita alimentare ma dentro trovi anche l’ombrello, la mutanda, il calzetto, la TV, la bicicletta ecc..

Questa liberalizzazione selvaggia ha portato dei cambiamenti epocali: sparizione dei negozietti a conduzione familiare e di conseguenza di centri storici e delle zone limitrofe. In più comporta uno spreco alimentare che se si potesse fare i conti al grammo sarebbe scandaloso.

Soprattutto per quel che riguarda i reparti alimentari a rapido deterioramento, i cosiddetti prodotti freschi. Non oso pensare quanto pesce, quanta carne, quanto latte, quanto pane eccetera e quanta gastronomia alla sera, e tutte le sere, viene buttata via. È uno spreco invisibile, ma c’è, e chi lo sa dovrebbe denunciare che in nome della liberalizzazione viene perpetrato giornalmente questo norme sciupio di prodotti alimentari. Perché la politica si è interessata verso questo tipo di sviluppo che ha portato, palesemente, alla desertificazione dei centri delle città, alla sparizione dei piccoli imprenditori, allo spreco alimentare, e per non parlare delle cattive condizioni del lavoratore che deve sottostare a nuove regole sul lavoro che rendono lo stesso più stressante e meno remunerativo.

Io credo che la politica di oggi non vada verso il bene comune e quindi il bene della nazione. Ma vada dietro al potere finanziario delle multinazionali e delle lobby. In questo momento storico sono le multinazionali a convincere la politica a farsi che questa attui le leggi che a loro fanno più comodo. Un esempio vi ricordate quando le associazioni di categoria Confesercenti e Confcommercio gridarono a una gran voce: abbiamo eliminato le tabelle merceologiche, quindi ognuno potrà vendere quello che vuole. Ma secondo voi chi ne ha giovato di questa legge? I negozietti di 30 m² o i banchi al mercato?

NO di sicuro! ci hanno guadagnato le multinazionali degli ipermercati alimentari, che così con questa legge possono vendere di tutto. La politica si è venduta alle multinazionali! Ormai le piccole imprese sono state distrutte. Non esistono più. Vi ricordate negli anni 70 /80 che tutto il mondo ci invidiava il nostro estro, la nostra capacità artigianale, le nostre idee da piccoli imprenditori, che hanno fatto la fortuna dell’Italia di quegli anni. Perché la politica italiana non ha protetto questo benessere? Benessere che poi veniva trasmesso a tutti i comparti lavorativi della società.  Forse anche perché questo benessere generalizzato dava libertà di scelta e di pensiero? Non come ora che siamo incazzati su tutto! Ogni giorno aumentano le preoccupazioni e aumenta il nostro stato di ansia e così questo non ci fa concentrare sui principali problemi della nostra categoria. Sembra di essere in un punto di non ritorno ma in tutte le situazioni c’è un ma: è rimasta ancora una piccola realtà di quel mondo che vi ho descritto prima, fatto di artigiani e piccoli imprenditori ed è il mercato ambulante. Si è il mercato ambulante. In questo momento mi sento di fare un appello a tutti i miei colleghi di tutta Italia dal Trentino alla Sicilia. Un appello rivolto non a quelli che hanno già preso una decisione ferma di contrastare la Bolkestein e quindi l’arrivo delle società nei mercati. Ne ai miei colleghi che stanno in attesa, che non prendono decisioni, che aspettano, e a volte se non succede niente o succede qualcosa di sbagliato aspettano fino alla morte della propria attività. Ma mi rivolgo a quei colleghi che per motivi di abitudine e di antica affiliazione appoggiano i vecchi sindacati che ci vogliono, portare via le certezze del nostro posto di lavoro, il mercato ambulante, e metterci in condizioni di sottostare a regole che detteranno le lobby e multinazionali o società create apposta per poter poi gestire le aree mercatali. Ecco è ha loro che mi rivolgo. Sono per la maggior parte persone come me, ma pensano che il futuro del mercato sia la privatizzazione e non la nostra indipendenza. Questa breve storia che vi ho raccontato ci insegna come fino adesso i nostri vecchi sindacati non ci hanno tutelato nell’ultimo ventennio. Dobbiamo lottare insieme per riappropriarci del nostro lavoro dei nostri diritti e lo possiamo fare se siamo tutti uniti.