Intanto capiamo cosa è il Jobs act la riforma proposta dal governo Renzi segretario del PD:  Deleghe al Governo in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, non che in materia di riordino della disciplina dei rapporti di lavoro e dell’attività ispettiva e di tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro (legge 10 dicembre 2014, n. 183).

Ma cos’è la legge delega: La legge di delega è una norma che il Parlamento approva per autorizzare il Governo a emanare decreti legislativi, cioè norme con valore di legge, su un determinato ambito. La legge di delega stabilisce i principi, i criteri direttivi e i limiti entro cui il Governo deve operare. In pratica, il Parlamento delega al Governo la competenza legislativa su una specifica materia, lasciando al Governo la facoltà di definire i dettagli con decreti legislativi. In altre parole, la legge di delega è un atto di delegazione della funzione legislativa dal Parlamento al Governo. Questa delega avviene per un periodo di tempo limitato e per oggetti ben definiti, e il Governo deve attenersi ai principi e criteri direttivi stabiliti dalla legge di delega.
Queste sono informazioni che trovate su internet, noi possiamo solo cercare di fare un ragionamento.

Perché il governo PD ha dovuto fare questa legge in fondo i diritti dei lavoratori sono scritti a caratteri cubitali sulla nostra Costituzione in più la nostra Repubblica se è fondata sul lavoro si dovrebbero rimuovere tutti gli ostacoli che minano la piena occupazione. Quindi sia il jobs act ed ora questo referendum non dovevano neanche esistere basta rispettare la nostra Costituzione italiana.

La politica con la complicità dei sindacati ci hanno svenduto alle multinazionali, alle banche ed alle lobby. Con la liberalizzazione si è creato questo impoverimento a catena della nostra società italiana e di conseguenza i diritti dei lavoratori non sono stati tutelati come i salari, la sicurezza, i licenziamenti, i contratti nazionali.

Lo capite che stanno giocando con le nostre vite e noi non conoscendo i nostri diritti e non capendo la funzione che dovrebbe avere il parlamento, il governo e il presidente della repubblica continuiamo a scannarci tra di noi pensando ancora che andando a votare questa classe politica si risolvano i problemi che la stessa classe politica a contribuito a farci avere?

Usano il nostro voto per toglierci diritti e libertà quando questo doveva servire per mantenere e tutelare i principi di libertà e democrazia scritti nella prima legge dello Stato: la nostra Costituzione italiana.

Ora tornare indietro è più difficile se noi ancora appoggiamo, attraverso il voto, questo sistema non capendo che solo smettendo di legittimarli possiamo fare una grande rivoluzione, una rivoluzione psicologica mentale. Quella rivoluzione dove si dà un segnale alla politica un gesto chiaro e preciso: noi il nostro consenso attraverso il voto non ve lo diamo più finché i principi della nostra Costituzione non vengono ristabiliti.

Dobbiamo pretendere che la nostra Costituzione sia applicata! Quella Costituzione che ci hanno lasciato i nostri Padri Costituenti dopo avere passato il periodo fascista e nazista

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Attraverso il voto si firma una delega in bianco a questi politici. Un anno fa abbiamo avuto le elezioni Europee ma non abbiamo colto l’occasione e ci siamo precipitati ad andare a votare legittimando ulteriormente questo sistema. Se il mondo del lavoro in Italia non ha più diritti è perché siamo dentro a questa gabbia europea. Lo ha ammesso anche lo stesso Draghi, ultimamente, che sono stati tagliati i salari per essere competitivi sul mercato europeo. Draghi è colui che ha promosso la liberalizzazione. Lo stesso Draghi che disse anche che se non ti vaccini ti ammali e muori, lo stesso Draghi che ha detto preferisci il condizionatore o la guerra. Ecco che è stato legittimato con le elezioni europee di un anno fa!

Il 2 giugno 1992 Draghi sale sul panfilo dei reali d’Inghilterra il Britannia: quel giorno ha svenduto le aziende italiane accordandosi con la finanza internazionale. Praticamente con la riforma delle banche, queste diventano vere e proprie aziende e quindi devono produrre utili (non possono più indebitarsi per salvare le imprese in crisi, come avevano fatto in passato). Diventano così società per azioni e le azioni possono essere comprate da privati, inclusi privati stranieri, naturalmente.  Si è permesso così anche banche estere di venire in Italia ad aprire i propri sportelli. Anche la banca d’Italia da quel momento fuoriuscì dal controllo dello Stato divenendo partecipata da diverse banche private. Oggi non abbiamo quindi più banche pubbliche. Senza banche pubbliche non c’è più neanche la tutela del risparmio dei cittadini.

Lo Stato esce dal settore bancario vendendo sul mercato le azioni dell’IRI (che oltre alle banche possedeva anche le grandi imprese di Stato tra cui ENEL, ENI, Telecom).

Cos’è IRI? Istituto per la Ricostruzione Industriale. È stato un ente pubblico economico italiano con funzione di politica industriale. Negli anni sessanta, con l’economia italiana che cresceva a ritmi elevati, l’IRI era uno dei protagonisti del “miracolo” italiano.

Questo per farvi capire che finché la nostra economia faceva capo allo Stato, eravamo la 4 potenza al mondo, ma da quando si è consegnato tutto in mano ai privati la nostra economia ha iniziato a sprofondare.

La nostra Costituzione italiana è fondata sul lavoro e la parte economica è fondata su principi Keynesiani.  J. M. Keynes ‹kèin∫› (1883-1946) fu il più grande economista sulla faccia della terra. Keynes sosteneva che la domanda interna, stimolata da investimenti e spesa pubblica, era cruciale per raggiungere la piena occupazione e il pieno utilizzo della capacità produttiva. In questo contesto, il mercato interno assume un’importanza particolare, poiché la sua capacità di generare domanda interna è un fattore chiave per la crescita economica. Lo stesso Stato deve stimolare la domanda e l’offerta, quindi l’economia per raggiungere la piena occupazione.

Ma noi la conosciamo la nostra Costituzione italiana?

 

Consigliamo anche la visione della nostra diretta del 5 maggio