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?Il video sopra riporta due interventi che affrontano l’argomento dei nostri ragazzi. Intervento della Dott.ssa Patrizia Gentilini e dello psicologo Adolfo Morganti

Riportiamo, qua sotto?, la lettere aperta che oltre tremila genitori di atleti italiani hanno inviato il 5 gennaio scorso al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al ministro della Salute, a varie Istituzioni italiane ed internazionali e a tutte le federazioni sportive italiane, per richiamare l’attenzione sulla condizione dei propri figli minorenni che dal prossimo 10 gennaio non potranno più partecipare alle attività sportive, o perché con Green Pass da vaccinazione in scadenza o perché non vaccinati, per motivi di varia natura.

5 Gennaio 2022 Oggetto: Sport negato – DECRETO-LEGGE 24 dicembre 2021 e DECRETO LEGGE 30 dicembre 2021, n. 229 Alla cortese attenzione delle Istituzioni e degli altri Organi in indirizzo Siamo un gruppo di genitori molto preoccupati per le prossime restrizioni previste dalle due normative sopra ricordate, che a partire dal 10 gennaio impediranno ai nostri figli, atleti e amanti delle attività sportive, di svolgere attività sportive o perché con Green Pass da vaccinazione in scadenza o perché non vaccinati, per motivi di varia natura. Sono passati quasi due anni dall’inizio della pandemia Covid19 e nonostante ad oggi ci siano i vaccini e le ultime mutazioni del virus ci indichino una minore aggressività del Sars Cov2, sullo sport siamo tornati al punto di partenza o forse peggio. Oggi, quello che sorprende ed amareggia ragazzi e genitori sono i due decreti che impediranno a giovani sani e controllati con tamponi negativi di poter continuare a fare sport. Un bel regalo di Natale per ragazzi a cui l’anno scorso è stato impedito di vivere vite normali, chiusi in casa in dad, senza contatti sociali e senza sport. Ragazzi di cui nessuno si è realmente interessato, giovani che oggi si trovano pieni di ansie e  paure, se non addirittura con preoccupanti problematiche psicologiche e relazionali. Lo sport ad alcuni di loro ha ridato fiducia, speranza e voglia di andare avanti. Lo sport li ha aiutati ad essere più forti e motivati. Li ha staccati dai dispositivi elettronici e li ha riportati al benessere psicofisico perduto. Pare curioso che il Ministero della Salute non sappia o dimentichi quanto lo sport sia fondamentale nella crescita dei nostri giovani e nella formazione dei futuri cittadini italiani. Pare curioso che il Ministero della Salute non ritenga doveroso mettere in atto ogni sforzo perché nessuno sportivo debba essere fermato, bensì incoraggiato, sostenuto ed aiutato ad andare avanti. Questi nuovi decreti infatti non tengono in nessuna considerazione che è ormai palese che anche i vaccinati possono contagiare e a questi ultimi non è mai stato richiesto un test per poter accedere alle strutture sportive. Sembra agli scriventi utile ricordare che la variante Omicron è largamente più infettiva delle altre e il rapporto del Robert Koch Institute, pubblicato in data 30 dicembre 2021, segnala che il 95,58% dei casi di Omicron in Germania è completamente vaccinato (il 28% di quelli aveva un “richiamo”), mentre solo il 4,42% non è vaccinato”. Anche i dati del governo inglese, resi noti nelle ultime ore, attestano che la maggior parte dei contagi avviene tra vaccinati, come rilevato nell’ultimo monitoraggio pubblicato dalla UK Health Security Agency, relativo alla 51° settimana di pandemia sul territorio britannico, che fornisce dati incontestabili sull’andamento dell’emergenza: su 7.542 pazienti Covid, 3.115 hanno interessato soggetti non vaccinati (il 41,3% del totale). Il 58,7% delle persone ricoverate, dunque, aveva ricevuto diverse dosi di farmaci anti-virus”. Pertanto, sembra ormai evidente che per prevenire la circolazione del virus è più sensata la richiesta di tamponi per tutti, indipendentemente dallo stato vaccinale. Impedire di fatto solo ai non vaccinati l’accesso allo sport (perfino all’aperto) significa ancora una volta non prendere decisioni efficaci di protezione sanitaria per nessuno, bensì usare una logica punitiva e discriminatoria non giustificata dai dati scientifici attualmente disponibili. Punire con l’esclusione atleti che per mesi si sono sottoposti a tamponi due o tre volte la settimana a proprie spese pur di poter praticare sport, appare a questo punto un’inutile e dannosa misura che potrebbe avere conseguenze gravissime sulla salute mentale dei nostri ragazzi, quali ad esempio depressione, ansia e senso di frustrazione, né servirà a fermare la circolazione del virus. Inoltre, a ferire ancora di più i nostri figli e le famiglie tutte, contribuisce la totale assenza di empatia e di vicinanza da parte di Enti, Federazioni e Associazioni sportive, dei compagni di sport e delle loro famiglie i quali spesso distruggono i sogni e le speranze dei ragazzi. Tali enti e associazioni sportive poi, per rispettare tali dettami normativi, si trovano costretti ad emettere note di sospensione per gli atleti e i lavoratori del settore hanno il gravoso obbligo di controllare le certificazioni verdi. Auspichiamo quindi una serena e proficua valutazione delle nostre richieste per provare a trovare soluzioni per non escludere, discriminare e abbandonare la minoranza dei nostri ragazzi Anni di norme severe alle quali tutti (scuole e atleti) si sono scrupolosamente attenuti per poter svolgere sport in sicurezza sembrano ora spazzati via dalle ultime norme che dividono e discriminano i nostri figli, Siamo obbligati ad un lascia passare sanitario che cambia ogni giorno in funzione non dell’evoluzione del virus e delle sue mutazioni o del buonsenso ma piuttosto di una sorta di “punizione” per chi, seppur esercitando il proprio legittimo diritto alla scelta di non vaccinarsi, viene punito benché rispetti sempre regole di sicurezza per sé e per gli altri. Anni di sacrifici, abnegazione e allenamenti liquidati in articoli di legge. Sogni e speranze di chi allo sport dedica gran parte della propria vita vengono distrutti da un decreto. Bisognerà rinunciare a metà anno a percorsi formativi cominciati, con tutte le conseguenze che questo arresto avrà su forma fisica, psiche e risultati sportivi dei nostri ragazzi. Forse le Federazioni, le scuole sportive di appartenenza, gli enti avrebbero potuto porre dei dubbi, cercare un dialogo con chi impone l’applicazione di quanto sopra. Forse si sarebbe dovuto studiare con maggiore rigore quanti e quali casi o focolai si sono verificati all’interno delle scuole calcio, danza, basket o altro. Forse si sarebbe potuto evitare di discriminare dei ragazzi sani e controllati. Forse si sarebbero dovute cercare delle alternative ancora più sicure per consentire a tutti ma proprio a tutti di continuare ad allenarsi, senza spegnere sogni e speranze. I grandi timori dei genitori firmatari dell’appello trovano conferma in 2 autorevoli studi scientifici che alleghiamo al presente documento e di cui si sintetizzano gli aspetti salienti: 1) DOSSIER: ADOLESCENTI IN LOCKDOWN, a cura di Valentina Miot, Psicologa e Psicoterapeuta, Referente Area Adolescenti e Giovani Adulti presso il Centro Clinico di Psicologia di Monza; Cecilia Ricci Mingani, Psicologa e Psicoterapeuta, collaboratrice Area Adolescenti e Giovani Adulti presso il Centro Clinico di Psicologia di Monza; Andrea Bonfiglio, Tirocinante pre-lauream in Psicologia presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca 2) Studio promosso dal Dipartimento di Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Gaslini di Genova diretto dal professor Nobili e dalla dott.ssa Sara Uccella (neuropsichiatra infantile dell’Ospedale Giannina Gaslini di Genova e dell’Hôpital CHU Lenval di Nizza). In entrambi gli studi, si presentano dati allarmanti sulla condizione di molti adolescenti che, in seguito al secondo lockdown, hanno avuto problemi psicologici anche molto gravi. Si è rilevato un aumento di stati di agitazione e ansia, preoccupazione per il futuro, sintomi dissociativi, disturbi del sonno, tentativi di suicidio. Nel dossier si legge: “Quello che vediamo spesso clinicamente è un blocco nel processo di crescita, manifestato attraverso sintomi che spesso coinvolgono il corpo, luogo del confine tra interno ed esterno, concreto, su cui spesso proiettare e scaricare una sofferenza psichica che fa fatica ad essere contenuta nella mente. Emergono anche vissuti di inadeguatezza, di incapacità e vergogna nel non riuscire a stare al passo e ad andare avanti, con un forte stress, sia rispetto alle prestazioni scolastiche che alle relazioni. Prevale inoltre la sensazione che ciò che si è perso non sia recuperabile. Nella seconda parte di tale dossier, pubblicata l’11 maggio 2021, i curatori affermano: “Sappiamo che il contatto con il mondo esterno, con soggetti coetanei, simili e diversi da sé, permette all’adolescente di fare esperienze di crescita, di acquisire un ruolo sociale extrafamiliare, proprio e distinto da quello d’origine, sperimentandosi e rispecchiandosi con gli altri, acquisendo competenze affettive ed emotive di sé e degli altri. È pertanto necessario che gli adulti ora inizino a riconoscere la complessità degli effetti delle limitazioni sui giovani ed a riflettere sulle alternative realizzabili”. Il secondo studio è relativo ad un’indagine che ha riguardato 3.245 minori dichiarati di età inferiore ai 18 anni, sull’impatto psicologico ed emotivo del lockdown sulle famiglie italiane. Ne emerge che la pandemia di COVID-19 ha avuto conseguenze negative sulle famiglie in Italia per quanto riguarda i cambiamenti comportamentali. Per tale fascia di età si sono osservate frequenti sensazioni corporee come: fame d’aria e disturbi del sonno, ovvero difficoltà ad addormentarsi e a svegliarsi la mattina. I curatori di tale studio affermano inoltre che: “E’ difficile prevedere le reali conseguenze a lungo temine di questo momento storico. Attualmente ci rendiamo conto, anche nella nostra attività clinica, che questa situazione di isolamento sociale e di paura ha esacerbato disturbi psicologici e comportamentali anche severi”. Secondo quanto si legge nel documento, i bambini e gli adolescenti che svolgono più ore di attività nella vita reale sono più soddisfatti della propria vita, più ottimisti e in sostanza più felici, mentre quelli che trascorrono più tempo davanti agli schermi hanno livelli superiori di ansia e depressione. I curatori di tale studio hanno inoltre evidenziato che “l’attività fisica e ludica, svolta insieme ai propri pari, è in grado di far produrre neurotrasmettitori. benefici per la nostra salute psico-fisica, in modo nettamente maggiore che se eseguita in solitudine”. Nello studio si fa riferimento anche ad altre gravi conseguenze dell’isolamento degli adolescenti. Ci domandiamo, infine, se sia sensato lasciare a casa dei ragazzi sani e speriamo vivamente che sia possibile prevedere qualche iniziativa analoga a quella promossa da Governatore Zaia, che ha reintegrato al lavoro molti sanitari sospesi, prevedendo per loro tampone di verifica ogni 4 giorni. Intervenite subito, i nostri figli stanno male! Nella speranza di poter aprire un dialogo sereno e costruttivo con chiunque si occupi di sport, di giovani e di salute pubblica, inviamo Distinti saluti

 

 

 

 

 

 

 

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