Questa mattina ho distribuito questo mio scritto ai miei colleghi del mercato di Cesena. Ancora non sono riuscita a distribuirlo a tutti ma conto entro la prossima settimana di farlo arrivare a tutti o quasi.  Ecco il testo sotto.

– Cari colleghi oggi vi voglio raccontare una storia, una storia vera. Questa storia parte dai giorni nostri per poi farvi andare indietro nel tempo.   In questo periodo mi sento dire da molti miei colleghi che i mercati per colpa degli extracomunitari sono diventati brutti e danno la colpa a loro del fatto che viene poca gente. Domenica 7 maggio c’era il mercato a Cesena, io arrivo verso le 7. 15 mi fermo con il furgone poco prima del mio posteggio per aspettare la mia collega di banco, perché se io parcheggio lei non riesce ad entrare e così attendo il suo arrivo. Intanto nella via pio Battistini 5 o 6 bancarelle avevano montato il banco e la merce era già esposta. Le Bancarelle in questione erano bancarelle di extracomunitari che fanno le mucchie a prezzi bassi.  Passa a piedi una mia collega, tiro giù il finestrino e lei mi dice che il mercato per colpa di questi banchi è brutto e per questo   la gente non viene. Io gli rispondo che è un loro diritto lavorare e che non c’è nessuna legge che glielo vieta, che questa è la liberalizzazione e che anche noi però quando vendiamo o affittiamo ci fa comodo vendere e affittare a loro.  Ma non è la prima volta che lo sento dire, anzi che me lo vengono a dire. Un altro collega mi ferma una mattina al mercato dicendo che lui nei mercati straordinari non partecipa più perché bisogna trovare il modo di non fare partecipare queste bancarelle di extracomunitari, sostiene che basterebbe organizzare mercati da 150 euro per far si che loro non partecipare. Come se il lavoro debba essere un lusso non un diritto come prevede la nostra costituzione.   Ed io gli ho risposto che è un loro diritto partecipare. Un altro ambulante mi dice che io difendo chi non paga le tasse! Questo mi ha fatto ridere perché io una cosa del genere non lo mai detta! Anzi durante la nostra prima commissione sul commercio a Cesena ho detto che bisognerebbe usare il metodo che adottano a Cervia che chi non è in regola con il  Durc o del plateatico non gli fanno aprire il banco finché non si regolarizzano. Un altro collega mi viene a dire che non riescono a vendere i posteggi per colpa degli spuntisti. Gli spuntisti sono sempre esistiti e se le licenze si sono svalutate il problema è sempre quello che vi spiegherò sotto.  Ora inizio a racconto i fatti reali. Quando io ho iniziato a fare l’ambulante, ho dovuto dare un esame, l’esema del REC.  In quel tempo era il lontano 1995 io e mio marito decidemmo di comprare l’attività di Mimmo di Gioie Belle, mio marito faceva lo spuntista, ma decidemmo di comprare un’attività. All’epoca si compravano le attività e non i posteggi singoli e se tu compravi un’attività che vendeva bijoux dovevi vendere bijoux, le licenze erano contingentate.  Ma già in quel periodo era successo un altro fatto che avrebbe cambiato le sorti del commercio ed era la nascita e l’apertura di un grande polo commerciale a Savignano sul Rubicone. Per potere aprire però aveva dovuto comprare le licenze dei negozi di Savignano sul Rubicone e dintorni, che così gli hanno venduto la licenza chiudendo di conseguenza la loro attività.

E qui vi porto la testimonianza diretta di mio marito Marco: “ L’iper di Savignano sul Rubicone lo hanno iniziato a costruire nel 1990. I commercianti della zona di Cesenatico hanno iniziato a preoccuparsi da subito, perché una volta che l’iper fosse aperto poteva essere un concorrente “sleale” che poteva fare molti danni all’economia dei piccoli negozianti e degli ambulanti. A Cesenatico la sensibilità fu maggiore grazie a mio padre Mazzuoli Marcello che era il presidente ANVA Confesercenti degli ambulanti. Mio padre da 30 anni era sempre stato nell’ambito del commercio, aveva capito il danno che avrebbe potuto provocare questo enorme centro commerciale.  Così attraverso la Confesercenti di Cesenatico si organizzo un incontro all’Hotel Miramare dove potevano partecipare tutti gli associati Confesercenti e Confcommercio. Presente anche l’amministrazione comunale di Cesenatico ed il sindaco che all’epoca era Luciano Natali. L’incontro era stato voluto per parlare e per vedere come arginare l’avvento di questo concorrente. Per concludere il sindaco Natali disse che non ci dovevamo preoccupare, perché avrebbe dato un po’ di fastidio ma serviva per calmierare i prezzi e che comunque ne sarebbe nato uno ogni 100 km.  Comunque dopo questo incontro si andò via non soddisfatti. Ma nonostante noi a livello locale come associazione avevamo fatto questo appello di paura nei confronti del nostro futuro, questa voce non si è sparsa alle altre provincie, alla Regione.  A livello nazionale le stesse ANVA Confesercenti e FIVA Confcommercio avrebbero dovuto creare dei movimenti perché facessero delle leggi che non permettessero la nascita di un  iper dopo l’altro. Come poi è invece successo!”

Ed allora da qui inizia la responsabilità di un sindacato che ha creato il far West del commercio. Non ha tutelato le piccole attività ed il commercio ambulante accettando poi come ben sappiamo la liberalizzazione dove le licenze non erano più contingentate e dove si potevano comprare e affittare i singoli posteggi, dove non c’era più bisogno di dare un esame per aprire un ‘attività e dove tutti potevano vendere tutto perché ora si trattava solo di avere due tipi di licenza alimentare o non alimentare. Naturalmente questo non è stato di sicuro un vantaggio per una piccola attività commerciale, ma per le GDO si che è stato un vantaggio, perché dall’oggi al domani potevano aprire ovunque senza dove comprare licenze ( non erano più contingentate) così è stato e così quei 100 km sono diventati in molti casi anche 100 metri e forse meno. E’ iniziata una concorrenza spietata, hanno aperto supermercati e centri commerciali creando chiusure della maggior parte di piccole attività commerciali. Questo ha fatto sì che anche quelle fabbriche italiane che producevano artigianato per le piccole attività hanno chiuso, perché con la liberalizzazione il metodo di comprare all’ingrosso è cambiato, perché le multinazionali comprano in paesi dove la manodopera costa meno, e così l’avvento del made in Cina, del made in Indonesia del made non più in Italia. Ma questo lo vediamo anche qui da noi a Prato dove è una città industrializzata tutta dal made in Itali ma fatto dai cinesi in Italia.   Poi l’arrivo dei container a Roma, container pieni di merce di importazione…insomma il sistema liberalizzazione ha fatto cambiare anche il metodo di acquisto e così quelle fabbriche italiane dove si creava artigianato italiano, non potendo stare più al passo con i prezzi bassi dell’importazione hanno chiuso. Quando un operaio ti costa di più è normale che il prodotto è più caro. Anche se non ci si è resi conto che un prodotto creato in Italia dava da mangiare a tante famiglie italiane che dall’oggi al domani si sono viste perdere il lavoro. E’ iniziato così l’impoverimento del nostro paese. Un impoverimento oltre che di portafoglio, anche culturale e sociale.  Così è iniziato il periodo “vita mia morte tua” pensando che la soluzione era quella della concorrenza spietata anche tra di noi ambulanti. Invece di unire le forze e combattere contro questi grossi colossi abbiamo solo iniziato a pensare che il problema era il nostro vicino, non chi aveva permesso tutto questo e non aveva vigilato alla tutela del nostro lavoro come era stato insignito a fare grazie alle tante tessere che all’epoca si pagavano per essere tutelati.

E così questa liberalizzazione ci ha portato a oggi, dove questi sindacati malgrado abbiano perso associati e non hanno più ragione di parlare a nome degli ambulanti si avvalgono il diritto di parlare ancora per questo comparto malgrado sono loro che gli hanno creato la fossa ed ora gli stanno pure buttando la terra sopra anche con la Bolkestein.   Invece è più facile venire a lamentarsi da me come se la colpa fosse la mia. E’ più facile arrabbiarsi e dare la colpa agli extracomunitari che fanno il banco come loro sono capaci di fare, invece di arrabbiarsi con la multinazionale che fanno la stessa cosa (prezzi bassi e mucchie nei cestoni) nel centro commerciale o al supermercato. Nello stesso tempo è più facile comprare merce cinese in Italia e magari cambiare il cartellino, scrivendo made in Italy ma in fondo forse è fatta a Prato! ?  Poi gli stessi ambulanti che ce l’hanno con gli   extracomunitario quando devono affittare o vendere non si fanno scrupoli a vendergli o affittargli il posteggio. In fondo è più facile raccontarsi Storie diverse da quelle della realtà dei fatti, perché se no ti dovresti chiedere io dove ero? io cosa voglio per il mio lavoro? Io lo so cosa voglio dal mio lavoro.  Vorrei che fossimo uniti e combattessimo contro la grossa distribuzione e le multinazionali e non che ci diamo la colpa tra di noi per la crisi che stiamo subendo e soprattutto vorrei che quei sindacati che devono tutelarci facciano politiche che vanno in questa direzione.

Poi non vorrei ipocrisia e vorrei coerenza se vi stanno sulle balle gli extracomunitari andate a dirglielo voi che non hanno diritto di lavorare in un mondo dove la stessa liberalizzazione sfrutta sia loro che noi.  La Storia è questa e non un’altra la colpa è solo la loro CONFESERCENTI ANVA  E CONFCOMMERCIO FIVA  e delle amministrazioni che hanno ed accettano tutto ciò che gli dicono questi sindacati. Perché sentito il parere vuol dire sentito il parere, non vuol dire accettare tutto quello che dicono se no si potrebbe scrivere che le amministrazioni devono obbedire a tutto quello che dicono Confesercenti ANVA e Confcommercio FIVA…. come poi è in realtà…..

Sabina Magalotti ambulante-