Chissà perché! È una vita che non ascolto favole che non mi capita di ascoltarle. Forse sono sfortunata io a non averle incontrate o… Oppure abbiamo smesso di raccontarle. Se così è abbiamo smesso anche di scriverle. Se così è non è più il tempo delle favole. Eppure la favola, scusate il paragone, per voi credenti, è come la religione è sempre stato un bisogno intimo che tutti noi esseri umani abbiamo avuto, abbiamo sentito il bisogno dentro la nostra coscienza. Sarà il caso che sia la favola che la religione sono passati in secondo piano nella nostra vita quotidiana, forse è proprio perché provocano sentimenti nell’uomo così lontani ma anche così vicini che hanno lo stesso destino: ognuno di noi dentro la nostra intimità sviluppa il proprio credo che a sua volta sviluppa il nostro modo di pensare e di conseguenza di agire. E’ sempre stato così almeno fino a qualche anno fa. Ognuno di noi aveva, perché seguiva dei dogmi, o perché aveva messo insieme le proprie conoscenze, un modo di pensare e di comportarsi con sé stesso e con le persone che gli stavano accanto. Per far capire meglio sia la favola che la religione e in mezzo tutto il resto, davano all’essere umano quella sicurezza, quella certezza che serviva per vivere bene con sé stesso e bene con tutti i nostri simili. Possiamo dire che la società civile, a parer mio, ne ha giovato tantissimo perché oltre la scuola sia la favola, sia la religione hanno permesso una convivenza positiva; sicuramente meglio di quella attuale.
Io credo che una società senza favole, senza sentimento religioso e senza tutto quello che c’è in mezzo: la conoscenza, è come una macchina senza freni e primo o poi ci farà andare a sbattere. Poi rialzarci? Non lo so!
La società attuale sta diventando un Tir senza freni. Tutti i giorni siamo invasi da notizia sconfortanti su tutti i fronti che deprimono il nostro essere, deprimono la nostra voglia di raccontare favole e di scriverne delle nuove ( ci aiuterebbero ad avere più coscienza di quello che stiamo vivendo quotidianamente oggi ), deprimono il nostro innato desiderio di avere Dio da seguire o se non un Dio avere un senso religioso della propria esistenza. Questo Tir, a parer mio, ci porterà all’autodistruzione se non totale sicuramente parziale. Perché anche il senso “religioso” ateo e cioè i valori della nostra amata Costituzione vengono “investiti” calpestati “distrutti” da questo terribile Tir. Abbiamo poco tempo. Dobbiamo ritornare a pensare come prima, ridare spazio alle favole, alle religioni e alle costituzioni. Tocca a noi singole persone abitanti di questo mondo arrestare questa nuova società senza sentimenti. Perché, penso, che l’abbiate capito, il Tir ci sta passando sopra. Abbiamo poco tempo ma siamo in tempo se ognuno di noi quotidianamente fa qualcosa per fermarlo.