di Marco Mazzuoli
Che bello ieri sera Sergio Mattarella. Molto naturale, arriva camminando poi si sofferma e inizia il suo discorso. Metà del quale è rivolto alle guerre. Sicuro di sé, senza sé e senza ma, dice chi sono i cattivi e chi sono i buoni. Peccato che già che c’era poteva esprimersi da che parte stava anche nelle altre 50 guerre presenti al mondo. Ma non c’era tempo. Secondo me ci dovrebbe essere anche il discorso del presidente il primo giorno dell’anno e forse anche tutti i restanti giorni dell’anno visto che fa, poi, quasi esclusivamente il taglianastri. Tanto mi fa pensare che, non essendo più abituato a fare politica, glielo facciano altri. Che bello se si scoprisse che è stato l’ultimo scritto di Henry Kissinger prima di morire. C’è una parola che, secondo me, non è nel linguaggio abituale di Mattarella ed è quando dice la parola opportunità. È con questa parola che si stacca dal triste tema della guerra e delle crisi varie del suo discorso. Opportunità è un termine usato nel marketing per come sfruttare momenti negativi o meno in positivi. Vi ricordate il vocale dei due imprenditori dopo il terremoto all’Aquila? Si contavano i morti e loro si sfregamento le mani per gli affari che avrebbero fatto.
Dopo opportunità arriva la tecnologia quella che ci facilità tutto, per ora facilità il potere non il cittadino lui lo sa e dice: credeteci perché il progresso porta buono (altra cosa non proprio così ma la fa passare così, lui è Mattarella il presidente, quello che si fa fare i discorsi da un ceo). Poi arriva il vero obiettivo del discorso e annuncia con clamore invitando tutti gli italiani di andare a votare perché solo così saremo protagonisti del nostro futuro (non è così in realtà ma lo fa passare che sia così lui è Mattarella il presidente che legge discorsi fatti dai ceo). Ecco di che cosa ha paura la politica (i grandi poteri occulti) oggi: non che vincano i fascisti, non che vincano i comunisti, non che vinca tizio o Caio ma hanno paura che la gente non vada a votare. E hanno ragione noi cittadini se vogliamo cambiare questo stato non più al servizio dei cittadini ma dei potenti, NON DOBBIAMO ANDARE A VOTARE. NON DOBBIAMO LEGITTIMARE QUALSIASI GOVERNO NASCA DA QUESTI UOMINI, DA QUESTA POLITICA.